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Lo sviluppo dell’insediamento del Borgo avvenne sotto il dominio dei Monaldeschi della Cervara, uno dei quattro rami della nobile famiglia orvietana, che esercitò il proprio dominio su Castiglione dal 1323 al 1497. Dante Alighieri ricorda tale famiglia nella Divina Commedia (Purgatorio, Canto VI (106-108) “Vieni a veder Montecchi e Cappelletti, Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura: color già tristi, e questi con sospetti!”), citando il conflitto tra le famiglie Monaldeschi (guelfi) e Filippeschi (ghibellini) per il predominio di Orvieto e delle zone circostanti. Dopo un breve periodo in mano ai Savelli (famiglia di papa Onorio IV), nel 1539 Castiglione passò alla potente famiglia Farnese (famiglia di papa Paolo III), entrando così a far parte del Ducato di Castro fino al 1637.

IL BORGO MEDIEVALE

 

Una cronaca del 1400 vuole che Castiglione sia stato costruito nel 1351, dopo la distruzione del vicino castello di Paterno per opera di Berardo di Corrado Monaldeschi, ma il Borgo è certamente sorto verso l’anno Mille, attorno a quella che probabilmente fu una torre longobarda a guardia della pianura Teverina. Una memoria si trova nella determinazione dei confini dei Pivieri del Comune di Orvieto, del 1278, dove si cita il fosso che passa tra Castell’Abate (Il Castellaccio) e Castiglione. Altra memoria risale all’inizio del XIV secolo quando il castrum venne, per la prima volta, menzionato nei Capitoli della Carta del Popolo di Orvieto: "… additur de novo quod emanatur per Comunem Urbeventanum castrum Castiglionis quod est in Tyberina…". La definizione specifica di castrum lascia intendere che in quell’anno già esistesse una fortificazione, caratterizzata da una tipologia ancora oggi molto evidente. Nel 1323 la famiglia Monaldeschi ordinava che quattro uomini per ciascun quartiere, si recassero per Castiglione per costruirvi nuove case, concedendo loro per 20 anni l’esenzione dalle imposte. Gli abitanti di Castiglione erano fino allora probabilmente vissuti nei territori circostanti. La politica espansionistica della famiglia Monaldeschi portò una prima espansione urbanistica di Castiglione che determinò la matrice geometrica del primo nucleo insediativo ed il tracciato della via principale (oggi via IV Novembre) che collegava la porta di sopra alla porta di sotto. In via del borgo n. 15 è ancora visibile l’antica chiesa di S. Giovanni Battista costruita al di fuori del primo circuito ed inglobata nel secondo. Essa fu abbandonata nel 1416 a favore di una nuova chiesa posta sotto lo stesso titolo, eretta a ridosso della più recente cinta muraria, sull’attuale piazza S. Giovanni.

DOMINIO DI POTENTI FAMIGLIE

NEL TRAVERTINO I SEGNI DEL PASSATO

Il Borgo sorge arroccato su un blocco di pietra di travertino con la quale è stato completamente costruito. Il travertino, una roccia sedimentaria calcarea molto utilizzata nella storia anche a Roma (Colosseo, colonnato di San Pietro, EUR) attraverso il suo colore naturale e i suoi pinnacoli rocciosi fa del Borgo un ambiente dall’aspetto insolito e affascinante. E’ su queste pietre, oggi avvolte dal silenzio, che sono impresse le voci del passato, delle famiglie che qui vivevano cooperando l’una con l’altra, dei rumori degli attrezzi delle botteghe artigiane e delle cantine, rafforzati dalle grida dei bambini a scorrazzare nei giochi tra una piazzetta e l’altra. (“ma per le vie del borgo dal ribollir de' tini va l'aspro odor dei vini l'anime a rallegrar” – San Martino, Giosuè Carducci).

Costeggiando la facciata della Rocca Monaldeschi, situata sulla piazza a costituire una sorta di ingresso, ci si inoltra per il Borgo. Dopo pochi metri il percorso diventa ripido e superabile soltanto con scalinate che non consentono l’accesso ai veicoli fino ad arrivare a Piazza San Giovanni dove interessante è l’antica chiesa di San Giovanni antico, alla quale si accede dal cortile adiacente a quella diruta. La maggiore attrattiva del borgo è certamente data dall’assoluta mancanza dei rumori della modernità, dalle case addossate l’una all’altra, abbarbicate sulla roccia di travertino, dagli archi e dalle viuzze che si snodano come un intricato labirinto formando un assieme unico ed irripetibile.

UN LABIRINTO DI VIE E PIAZZE

Percorrendo le scale del Borgo fino in fondo, si giunge a quello che cinquecento anni or sono era il cuore del paese: la piazza di San Giovanni, dove si trovano i ruderi dell’omonima chiesa costruita all’inizio del XV secolo. Oggi la piazza è sede di eventi culturali e musicali ed è il luogo di culto per migliaia di giovani che vi giungono ogni anno da tutta Italia per la Festa del Vino dei Colli del Tevere: un appuntamento straordinario e imperdibile. Un vero e proprio festival della cultura enologica e giovanile con eventi folkloristici e musicali, taverne enogastronomiche, artisti di strada, canti e balli che offrono un’atmosfera di allegria e fratellanza rendendo il Borgo in quei giorni tra i più straordinari della penisola italiana.

PIAZZA SAN GIOVANNI

Seguendo l’intero circuito esterno dei vicoli del borgo ci si affaccia, come su una grande terrazza, sulla Valle del Tevere. Da qui si gode una stupenda vista sulla rigogliosa e verdeggiante vallata dove il fiume Tevere segna il confine naturale tra le regioni Umbria e Lazio. Ad est i monti Amerini ammantati di lecci e costellati da pittoreschi borghi che guardano degradare verso valle le dolci colline ricoperte di uliveti. Verso sud rispecchia l'Oasi WWF del Lago di Alviano, 500 ettari di palude, acquitrini, bosco igrofilo adatti alla riproduzione ed alla sosta di circa 150 specie di uccelli acquatici. E girando ancora  di più lo sguardo verso sud, sul versante laziale i Monti Cimini fanno da sfondo alle colline ricche di vigneti che offrono uno scorcio panoramico di originale bellezza. 

 

LA VISTA SULLA VALLE DEL TEVERE

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